L’ultima mossa di UBER, il leader dell’on-demand car service nato nel 2010 a San Francisco e ormai presente in decine di città al mondo, è quella di avvalersi ufficialmente di self-driving cars per erogare il proprio servizio di private car sharing ai residenti di Pittsburgh.
Da settimana scorsa questi affascinanti mezzi iper tecnologici hanno dismesso la loro veste di prototipi fieristici e sono diventati protagonisti della mobilità cittadina di superficie.
L’UBER Avanced Technology Center ha sfruttato il gap legislativo dello stato della Pennsylvania per mettere in circolazione questi gioiellini high tech ed elargire per la prima volta in assoluto un servizio del genere alla comunità. Chiunque potrà viaggiare su una self-driving car prenotata con il consolidato iter online, purché un driver sia seduto al posto del conducente e sia pronto a prendere il controllo del veicolo se necessario. Uber per il momento è riuscito a sviare impedimenti legislativi, ma considerando che la previsione di comparsa massiccia sul mercato di questi mezzi è per il 2030, prima o poi il legislatore dovrà occuparsene e probabilmente bisognerà raddrizzare il tiro di conseguenza.
Quali che siano le componenti tecnologiche, meccaniche, normative o estetiche dei mezzi del futuro, che queste rispecchino le previsioni che possiamo farne oggi o meno, siamo sicuri che in parallelo all’aumento di efficienza, frequenza e sicurezza dei mezzi, anche l’esperienza del commuter cambierà radicalmente: non avremo solo mezzi veloci ed affidabili che compiono un tragitto in autonomia, ma si svilupperà tutta una vita in between, una serie di servizi innovativi che andranno incontro al passeggero durante il suo tragitto, anche fisicamente.
La Mobilità infatti non è il semplice spostarsi dal punto A al punto B, il concetto di base è molto più ampio, talmente ampio che in letteratura da qualche tempo si inizia a parlare di Mobilità Olistica. Spostarsi da A a B rientra piuttosto nel concetto di Trasporto, la Mobilità è molto di più, include una serie di energie, esperienze, legami, informazioni, scambi, imprevisti, servizi e stimoli sensoriali. Non è un caso se in greco moderno il mezzo di trasporto sia detto “Metaphora”. – bellissimo pensare che gli ateniesi per andare al lavoro prendano una metafora, non credete? –
L’estensione della sfera personale negli spostamenti è ormai radicata nella nostra quotidianità, lo si vede nelle piccole abitudini, come quella di perdersi totalmente nel consultare il proprio mobile device o semplicemente nel godersi un buon libro o un caffè on the go. Il tempo investito in mobilità non è tempo buttato, al contrario ha un valore incommensurabile e il futuro ci riserva una serie di servizi innovativi che soddisferanno le necessità che possono scaturire on the go.
Considerando l’importanza dell’internet mobile, soprattutto nel contesto urbano, non è un caso che gli oggetti della nostra quotidianità stiano subendo un processo di Blandizzazione con la rete (Internet Of Things) e che i servizi da fruire in mobilità inizino a fondersi essi stessi con gli oggetti, si veda il caso di Uber a Pittsburgh.
Abbiamo dunque tutti i presupposti per uno sviluppo della mobilità in tal senso ed evidentemente anche la pubblicità in movimento di IGPDecaux si evolverà con formati e modalità di interazione adatti a questa nuova dimensione olistica, che da un lato arricchisce i city users e dall’altro cambia la loro modalità di attenzione.
Ph Credits: wired.com, arpa.umbria.it, citylab.com, cyberlaw.stanford.edu