Che cos’è il manifesto? Un “foglio stampato che si affigge in luoghi pubblici per attirare l’attenzione su fatti ritenuti di interesse comune” ma anche un “programma politico/culturale lanciato allo scopo di procurare una comune presa di coscienza”.
Per chi lo scorso 19 gennaio ha partecipato al Salone della cultura, uno dei più importanti eventi nazionali sull’editoria, presso il Super Studio Più a Milano – il manifesto come forma di comunicazione e di arte non ha più segreti.
Alessandro Loro, Direttore Innovazione & Comunicazione IGPDecaux e Fabio Guida, ideatore e curatore dei Torino Graphic Days, hanno infatti tenuto una tavola rotonda su “Il manifesto come elemento di comunicazione dal passato al futuro” che ne ha ripercorso la storia e ne ha analizzato la funzione ed il ruolo sociale.
La storia del manifesto inizia a fine ‘800 quando l’“avviso”, in cui vi era concomitanza tra messaggio e luogo, si è trasformato in manifesto che comunica qualcosa che non è nelle immediate vicinanze e diventa pervasivo sul territorio.
Il manifesto comincia pian piano ad avere regole grafiche proprie rappresentando una specie di “quadro nelle piazze”. Diventa nel tempo sempre più dinamico fino a divenire in taluni casi un vero e proprio video.
“POLITICO” E DEMOCRATICO: CON NOI TUTTI I GIORNI
Il manifesto, nato a scopo divulgativo e informativo, e divenuto successivamente pietra miliare della comunicazione esterna che ormai da secoli ravviva le città, accompagna le persone nei loro spostamenti quotidiani e spesso arriva là dove altri media hanno difficoltà ad arrivare.
Il manifesto è quindi un gesto comunicativo politico dove politico significa che pertiene alla polis, alla città, perché si rivolge ai cittadini, membri di una comunità, formanti una collettività.
Il manifesto è democratico: sta nello spazio pubblico, non è per tanti ma è per tutti e tuttavia, proprio perché si rivolge a tutti, capta il pubblico che più gli interessa, lo interpella per un parere, un consiglio, per rivolgergli una domanda, per spingerlo alla riflessione: è comunicazione allo stato puro.
La sua fruizione è una libera scelta, non c’è intrusione o costrizione. Non ci interrompe in quello che stiamo facendo, ma ci accompagna.
BELLO E INTELLIGENTE PER CATTURARE LA NOSTRA ATTENZIONE
Per farsi guardare deve quindi catturare l’attenzione del fruitore e lo sguardo si ferma se il manifesto è utile e ben fatto dal punto di vista estetico: presuppone una creatività di successo sostenuta da un’idea intelligente.
Il manifesto è quindi una forma d’arte: in un manifesto pubblicitario efficace vi è una continua tensione tra il suo aspetto commerciale e la sua anima “artistica”. Malgrado si ritenga, a torto, che arte e commercio siano rivali per eccellenza, in un manifesto pubblicitario riuscito, arte e commercio traggono vantaggio l’una dall’altro. Infatti i manifesti più efficaci sono anche i più esposti nelle gallerie d’arte.
Per farsi notare il manifesto deve dunque rispondere agli otto principi della buona creatività Out of Home, come gli esempi che sono stati mostrati nel corso della tavola rotonda:
1. semplicità
2. sintesi
3. decisione
4. leggibilità
5. contrasto cromatico
6. chiaro rapporto figura-sfond0
7. idee grandi
8. gusto del limite