Web 0.0: i social network diventano arredo urbano

Il confine tra digitale ed analogico si fa sempre più sottile, tanto che molte delle attività quotidiane sono state assorbite dal web.

 

Internet è diventato così uno strumento essenziale, che è riuscito in modo sorprendente a risolvere problemi e a semplificare le nostre vite. Ma se per una volta provassimo a ribaltare i ruoli e ci addentrassimo in una realtà dove sono gli oggetti reali ad assumere la forma del mondo virtuale?

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Oggi vi portiamo in Molise, per la precisione a Civitacampomarano, un piccolo paese della provincia di Campobasso che ospita poco più di 500 abitanti. Un paesino ricco di tradizioni popolari, ma dove Internet è poco conosciuto, l’accesso alla rete e alle tecnologie dell’informazione è scarso e dove quasi nessuno utilizza i social network.  Nessuna chat in tempo reale, niente Facebook, niente Email o Twitter…al massimo il cinguettio di qualche uccellino.

E’ qui che l’artista di strada Francesco Biancospavento, in arte Biancoshock, ha raccontato – in occasione della prima edizione della manifestazione di arte urbana CVTà Street – come potrebbe essere la vita senza Internet nell’era digitale.

Attraverso un progetto davvero creativo, l’artista ha voluto dimostrare come le dinamiche e le attività che abitualmente svolgiamo in rete esistono anche laddove la connessione ad Internet resta un’utopia. Così, i vari strumenti virtuali sono stati replicati all’interno di un contesto reale e alcuni elementi di arredo urbano hanno assunto le sembianze dei Social Network.

Ed ecco allora che le cabine telefoniche si sono trasformate in WhatsApp, la cassetta della posta in Gmail, la saggia vecchietta del paese in Wikipedia, la bacheca degli annunci comunali è stata convertita in Facebook, la panchina dove abitualmente le signore di paese si scambiano notizie, informazioni e pettegolezzi si è tramutata in Twitter… il bacio romantico tra due giovani innamorati è diventato Tinder e il furgoncino che trasporta le dispense E-Transfer. 

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Biancoshock, attraverso la sua straordinaria forma d’arte, ci riporta al “Web 0.0” (è proprio così che si chiama il progetto urbano dell’artista milanese). Un luogo costituito da oggetti reali, dove Internet non esiste e le interazioni avvengono tra persone che si incontrano tra le vie di paese. Si tratta di “una sorta di Internet in the real life” in grado di dimostrare che tutti questi strumenti sono sempre esistiti – sebbene in forme più umane – e hanno permesso “a popoli e famiglie di avere interscambi culturali, incontrandosi al bar e vivendo le vie del paese”. L’opera dell’artista suggerisce interessanti spunti di riflessione riguardo al rapporto e ai confini esistenti tra reale e virtuale: due mondi, che in fin dei conti non sono poi così distanti.

Se è vero che senza la materialità, i rapporti umani, le persone e gli oggetti reali, la nostra vita perderebbe il suo vero significato; d’altra parte bisogna riconoscere che Internet rappresenta un fattore di crescita fondamentale e offre la grande possibilità di andare al di là “della vita di paese” ed esplorare mondi sconosciuti.

Per noi di IGPDecaux si tratta di un legame – quello tra reale e virtuale – di fondamentale importanza ed è proprio per questo che ci stiamo sempre più orientando verso l’integrazione tra fisico e digitale.

 

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